FOTO LEONARDO DONOFRIO candidato della Rosa nel pugno alle elezione del 9 e 10 aprile 2006 per Camera (Lombardia 2) e Senato (Lombardia)
Già, l'autore. Il suo nome è Marc
Bonnet, grafico e illustratore. Stando alla
minuziosa ricostruzione fatta da Frédéric Cèpéde nel 1996 sulla rivista storica
francese Vingtième Siècle, il disegno - che sarebbe stato
conosciuto con l'espressione le
poing à la rose, o anche la
rose au poing e, in seguito, le poing et la rose - vide la luce alla fine del 1969, su
richiesta di un militante socialista francese, Yann Berriet, e fu adottato
l'anno dopo in una campagna di affissioni del "nuovo" Partito
socialista, a seguito di un periodo di grande difficoltà delle forze politiche
di quell'area. Fu solo dopo il profondo rinnovamento seguito al congresso di
Épinay (11-13 giugno 1971), quello dal quale François Mitterrand uscì
eletto segretario, che quell'emblema divenne sempre di più parte della
comunicazione del Parti socialiste, fino a essere adottato come suo simbolo
ufficiale.
Negli anni seguenti, i socialisti apparvero assai più in salute, al punto che Mitterrand sfiorò la vittoria alle presidenziali nel 1974: con lui crebbe anche la notorietà del simbolo, al punto tale che proprio nel 1974 Marc Bonnet scelse di depositarlo come titolo di proprietà industriale e come segno di partito politico e l'anno dopo - il 22 maggio 1975 - ricevette 50mila franchi dal Partito socialista francese in cambio della cessione dei diritti di riproduzione della grafica "le poing à la rose". In particolare, il partito francese avrebbe avuto il diritto esclusivo, per tutto il mondo, a riprodurre con tutti i mezzi, in bianco e nero e a colori, ma l'autore - che rinunciava espressamente a ogni pretesa o azione contro i socialisti di Mitterrand per l'uso fatto in precedenza del segno - avrebbe conservato tutti i suoi diritti "con riguardo a tutti gli altri partiti socialisti stranieri o ogni altro partito che dovrà ottenere il suo preventivo assenso formale in caso di utilizzo del disegno", né il Psf avrebbe potuto cedere l'emblema ad altri partiti (esclusi quelli che avesse contribuito a fondare o cui si fosse associato).
Il simbolo della rosa nel pugno, che per una delle pubblicazioni dei socialisti francesi relativa alla loro comunicazione politica incarnava "la forza e la dolcezza, il mondo del lavoro e la qualità della vita, il dinamismo e l'innovazione, la risoluzione alla lotta e la volontà di cambiare la vita, le preoccupazioni quantitative e qualitative" era però già arrivato in Italia due anni prima rispetto all'accordo tra Bonnet e il Psf del 1975. Con tratti molto simili, infatti, era apparso accanto alla testata di Liberazione, prima quotidiano poi bisettimanale che fu pubblicato dall'8 settembre 1973 al 28 marzo 1974: la grafica della rosa - molto simile a quella francese, con la corolla senza gli spessi tratti neri di contorno e piccole modifiche anche alle foglie e al pugno - e dell'intera pubblicazione fu curata da Piergiorgio Maoloni, maestro imprescindibile di grafica (editoriale e non solo: in quel periodo era una delle figure fondamentali al Messaggero).
"Quando
cessarono le pubblicazioni - ricorda
Vincenzo Zeno-Zencovich, oggi ordinario di diritto comparato all'università di
Roma Tre e allora tra i quattro redattori di Liberazione - si
decise di trasferire il logo dalla testata al partito." In effetti, già la
tessera del 1974 del Partito radicale conteneva una reinterpretazione
della rose au poing, sia
pure con tratti molto più fini e delicati: per quel che se ne sa, anche in
quell'occasione la grafica fu opera di Maoloni. Nel frattempo doveva già
esserci stato il famoso incontro tra Marco Pannella e
Mitterrand, cui era presente anche il socialista Giacomo Mancini: in
quell'occasione a entrambi fu offerta dal futuro presidente francese la
possibilità di adottare la rosa nel pugno come simbolo, ma il Psi non era
ancora disposto a rinunciare alla falce e al martello (li avrebbe ridotti, non
senza polemiche, solo alla fine degli anni '70 per fare posto al garofano di
Ettore Vitale, fino a toglierli con la nuova grafica di Filippo Panseca), così
la rosa stretta nel pugno fu politicamente affidata ai radicali.