Associazione Istruzione Unita Scuola Sindacato Autonomo



domenica 21 novembre 2021

Le prime rose elezioni del 9 e 10 aprile 2006



FOTO LEONARDO DONOFRIO candidato della Rosa nel pugno alle elezione del 9 e 10 aprile 2006 per Camera (Lombardia 2) e Senato (Lombardia)

Già, l'autore. Il suo nome è Marc Bonnet, grafico e illustratore. Stando alla minuziosa ricostruzione fatta da Frédéric Cèpéde nel 1996 sulla rivista storica francese Vingtième Siècle, il disegno - che sarebbe stato conosciuto con l'espressione le poing à la rose, o anche la rose au poing e, in seguito, le poing et la rose - vide la luce alla fine del 1969, su richiesta di un militante socialista francese, Yann Berriet, e fu adottato l'anno dopo in una campagna di affissioni del "nuovo" Partito socialista, a seguito di un periodo di grande difficoltà delle forze politiche di quell'area. Fu solo dopo il profondo rinnovamento seguito al congresso di Épinay (11-13 giugno 1971), quello dal quale François Mitterrand uscì eletto segretario, che quell'emblema divenne sempre di più parte della comunicazione del Parti socialiste, fino a essere adottato come suo simbolo ufficiale. 

Negli anni seguenti, i socialisti apparvero assai più in salute, al punto che Mitterrand sfiorò la vittoria alle presidenziali nel 1974: con lui crebbe anche la notorietà del simbolo, al punto tale che proprio nel 1974 Marc Bonnet scelse di depositarlo come titolo di proprietà industriale e come segno di partito politico e l'anno dopo - il 22 maggio 1975 - ricevette 50mila franchi dal Partito socialista francese in cambio della cessione dei diritti di riproduzione della grafica "le poing à la rose". In particolare, il partito francese avrebbe avuto il diritto esclusivo, per tutto il mondo, a riprodurre con tutti i mezzi, in bianco e nero e a colori, ma l'autore - che rinunciava espressamente a ogni pretesa o azione contro i socialisti di Mitterrand per l'uso fatto in precedenza del segno - avrebbe conservato tutti i suoi diritti "con riguardo a tutti gli altri partiti socialisti stranieri o ogni altro partito che dovrà ottenere il suo preventivo assenso formale in caso di utilizzo del disegno", né il Psf avrebbe potuto cedere l'emblema ad altri partiti (esclusi quelli che avesse contribuito a fondare o cui si fosse associato).

Il simbolo della rosa nel pugno, che per una delle pubblicazioni dei socialisti francesi relativa alla loro comunicazione politica incarnava "la forza e la dolcezza, il mondo del lavoro e la qualità della vita, il dinamismo e l'innovazione, la risoluzione alla lotta e la volontà di cambiare la vita, le preoccupazioni quantitative e qualitative" era però già arrivato in Italia due anni prima rispetto all'accordo tra Bonnet e il Psf del 1975. Con tratti molto simili, infatti, era apparso accanto alla testata di Liberazione, prima quotidiano poi bisettimanale che fu pubblicato dall'8 settembre 1973 al 28 marzo 1974: la grafica della rosa - molto simile a quella francese, con la corolla senza gli spessi tratti neri di contorno e piccole modifiche anche alle foglie e al pugno - e dell'intera pubblicazione fu curata da Piergiorgio Maoloni, maestro imprescindibile di grafica (editoriale e non solo: in quel periodo era una delle figure fondamentali al Messaggero).

"Quando cessarono le pubblicazioni - ricorda Vincenzo Zeno-Zencovich, oggi ordinario di diritto comparato all'università di Roma Tre e allora tra i quattro redattori di Liberazione - si decise di trasferire il logo dalla testata al partito." In effetti, già la tessera del 1974 del Partito radicale conteneva una reinterpretazione della rose au poing, sia pure con tratti molto più fini e delicati: per quel che se ne sa, anche in quell'occasione la grafica fu opera di Maoloni. Nel frattempo doveva già esserci stato il famoso incontro tra Marco Pannella e Mitterrand, cui era presente anche il socialista Giacomo Mancini: in quell'occasione a entrambi fu offerta dal futuro presidente francese la possibilità di adottare la rosa nel pugno come simbolo, ma il Psi non era ancora disposto a rinunciare alla falce e al martello (li avrebbe ridotti, non senza polemiche, solo alla fine degli anni '70 per fare posto al garofano di Ettore Vitale, fino a toglierli con la nuova grafica di Filippo Panseca), così la rosa stretta nel pugno fu politicamente affidata ai radicali.


mercoledì 14 aprile 2021

L’OCSE ha pubblicato nuove opportunità di impiego per assunzioni a Parigi

 


Vi piacerebbe trovare lavoro in Francia nella cooperazione internazionale?

Ecco le posizioni aperte e consigli utili per lavorare nell’OECD.

L’OECD

L’OCSE – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, conosciuta a livello internazionale come OECD – Organisation for Economic Co-operation and Development o OCDE – Organisation de coopération et de développement économiques, è un’organizzazione internazionale impegnata nella promozione di politiche in grado di migliorare il benessere economico e sociale delle persone in tutto il mondo. L’OECD ha il proprio headquarter in Francia, a Parigi. E’ stata fondata nel 1961 e, da allora, opera come assemblea consultiva per permettere agli Stati che ne fanno parte di lavorare insieme, condividendo esperienze e cercando soluzioni ai problemi comuni. Aiuta i Governi a comprendere meglio i cambiamenti economici, sociali ed ambientali grazie all’attività di raccolta e analisi dei dati, in base alla quale vengono elaborati accordi, norme e raccomandazioni. Oggi l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico opera sotto la direzione dell’attuale Segretario Generale Angel Gurría.

Attualmente fanno parte dell’OCSE ben 37 Paesi, ovvero ovvero Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Corea, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.

PER SAPERNE DI PIU', CLICCA  QUI

sabato 13 febbraio 2021

Salta l’edizione 2021 della Festa dei Limoni a causa del Covid

 

Il Comune di Mentone ha annullato la 88/ma edizione della Festa dei Limoni, che avrebbe dovuto tenersi dal 13 al 28 febbraio prossimi, a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, ed è stata rinviata al 2022. “L’evento – è riportato in una nota del Comune di Mentone – attira ogni anno oltre 240mila visitatori francesi e internazionali, in soli quindici giorni di festeggiamenti”.

Dalle strutture di agrumi di diversi metri di altezza ai dettagli minuziosi delle aiuole, la Festa del Limone mobilita tutto il Comune e fa parte del patrimonio culturale della città. “L’organizzazione dell’evento, che prevede un investimento finanziario molto importante a carico della città, normalmente compensato dalle entrate che ne ricava, richiede un’organizzazione molto a monte, anche solo per la fornitura di agrumi”. Per questo motivo la “mairie” di Menton ha deciso di rimandare l’edizione.

ALCUNI SCATTI DELLA FESTA  DEI LIMONI DI QUALCHE ANNO FA












sabato 6 febbraio 2021

Place du Tertre, la “piazza degli artisti” di Parigi

 


La Place du Tertre è una delle più note piazze di Parigi, non solo perché circondata da monumenti ma anche per la consistente presenza di artisti, fumettisti, disegnatori e pittori, soprattutto ritrattisti e caricaturisti grazie ai quali la piazza è il simbolo del quartiere di Montmartre.

Ci sono circa 300 artisti che si ritrovano qui: 140 spazi di un metro quadrato sono condivisi da due artisti che si alternano ogni giorno, lavorando a turno. Tanti sono i turisti che decidono di farsi ritrarre in questa piazza alberata sulla Butte (collina), a un’altezza di 130m rispetto al livello della città. In particolare, se volete visitarla (e ne vale la pena), la piazza si trova nel XVIII arrondissement, sulla riva destra della Senna, nel quartiere Montmartre di cui è la foto-cartolina: se avete visto qualche foto di Montmartre, 9 volte su 10 è ritratta proprio questa piazza!

Poco distanti da Place du Tertre

 ci sono la Basilica del Sacro Cuore (a sinistra) e Saint-Pierre de Montmartre, la chiesa più antica di Parigi insieme a Saint-Germain-des-Près (1134). Passando dal sacro al profano, vicino alla piazza si trovano anche cabaret famosi in tutto il mondo, come il famosissimo Moulin Rouge.

La Place du Tertre – gestita dalla città di Parigi dal 1980 – e la zona circostante sono state dichiarate Monumenti Storici, ma c’è anche da dire che oggi, in particolari periodi dell’anno, è più un punto d’incontro di turisti che affollano i vari locali piuttosto che di artisti.

Ciononostante, mantiene intatto il fascino della vita bohémien di fine ‘800, quando era il centro della vita culturale e creativa parigina: pittori, musicisti e poeti iniziarono a vivere qui non solo per gli affitti più bassi rispetto a Parigi, ma anche e soprattutto per l’atmosfera che si respirava su questa collina, con le sue casette in pietra e i vecchi mulini.

Impossibile dimenticare che la piazza è stata fonte d’ispirazione per artisti come Pissarro, Delacroix, Van Gogh, Modigliani, Matisse, Renoir, Degas, Toulouse-Lautrec, Picasso, Utrillo (questi ultimi due abitarono qui quando erano giovani e squattrinati) e molti altri pittori.

La Place du Tertre, infatti, ha sempre ispirato i movimenti artistici, come l’Impressionismo e il Surrealismo. Non è un caso se proprio lì vicino, in rue Poulbot, alla fine della collina, c’è l’Espace Dalí, la più grande collezione francese dedicata all’artista catalano che per un periodo visse a Montmartre: in un piano seminterrato e in una scenografia di luci e suoni, possiamo ammirare oltre 300 opere tra quadri, sculture, incisioni, disegni e mobili surrealisti, come i Montres Molles, il divano-bocca Mae West o Alice nel Paese delle Meraviglie.

Sulla piazza, traboccante di ristoranti, atelier di artisti, caffè e negozi di souvenir, si affaccia anche “À la Mère Catherine”, un’antica caffetteria del 1793. Secondo una leggenda metropolitana, proprio qui nacque la parola “bistrot”. Si narra, infatti, che nel 1814, alcuni soldati russi che soggiornavano a Parigi, si fermarono in questo locale e, dopo aver ordinato da bere alcolici pur non avendone il permesso, gridavano in continuazione “bystro!”, cioè, “presto!”.

Place du Tertre